|
Da quando, nel lontanissimo 1987, acquistai per caso “Harmony row” non mi sono più staccato da lui. Ancora oggi quel disco mi impressiona per una sequenza di canzoni perfette, per la scelta dei suoni, per l'emozione della voce e la precisione del basso.
Ricordo quanto ero felice quella volta che tornai a pranzo con il disco di Jack Bruce. Avevo quindici anni ed ero felice, quel giorno sì. Trovai solo mia madre a casa, mio padre era al lavoro ed io avevo saltato la scuola. Odiavo la scuola, era una gabbia, una prigione, una coercizione noiosa. Ero felice per quel disco e lo ascoltai tutto il pomeriggio. Non sapevo niente di niente. Non sapevo un cazzo di niente. Fantasticavo. Senza sosta, ingenuamente, con perseveranza, fantasticavo su tutto, avevo già voglia di scrivere, ancor di più avevo voglia di avere mille nomi e mille storie diverse, non mi bastava quel che avevo e ancor peggio quel che avrei avuto.
Ricordo quanto ero felice quella volta che tornai a pranzo con il disco di Jack Bruce. Avevo quindici anni ed ero felice, quel giorno sì. Trovai solo mia madre a casa, mio padre era al lavoro ed io avevo saltato la scuola. Odiavo la scuola, era una gabbia, una prigione, una coercizione noiosa. Ero felice per quel disco e lo ascoltai tutto il pomeriggio. Non sapevo niente di niente. Non sapevo un cazzo di niente. Fantasticavo. Senza sosta, ingenuamente, con perseveranza, fantasticavo su tutto, avevo già voglia di scrivere, ancor di più avevo voglia di avere mille nomi e mille storie diverse, non mi bastava quel che avevo e ancor peggio quel che avrei avuto.
All'epoca internet non c'era ed io volevo sapere tutto di Jack Bruce. Così, il giorno dopo mi assentai nuovamente da scuola e tornai al negozio di dischi. Il commesso, al quale credevo quasi ciecamente, mi spiegò che era il bassista dei Cream e aveva inciso qualche disco solista. Gli ordinai anche gli altri e trovai poi il coraggio di chiedere un extra a mio padre per onorare l'impegno. Dovevo conoscere tutto, velocemente e con una voracità disperata, cosa alla quale oggi sono abituato, è diventato un metodo scientifico, un tratto distintivo, ancora oggi devo abboffarmi fino a scoppiare e perdere tutti gli altri orientamenti. Ho fretta di conoscere, sento il tempo che mi sfugge, che si sgretola e certo non mi chiede permesso. Il tempo a volte è una violenza e le scadenze sono una pura oscenità.
Ma in fondo ero spensierato, e mi sembrava di avere a disposizione tanto di quel tempo e di quelle risorse. Infatti, ho avuto tutto il tempo per conoscere la musica di Jack Bruce, come altre cose, e come per altri amori non ho voluto lasciare niente al caso.
Come per altri eroi della mia adolescenza, ho cercato di entrare in contatto con Jack, ma con lui non è andata a buon fine, non rispose ad una mia lettera, a differenza di altri musicisti e scrittori con i quali ho instaurato un rapporto. Del resto, sembrava notorio e accertato che Jack Bruce fosse restio a dar retta ai fan, cosa che compresi benissimo e che non ha mai scalfito neanche lontanamente la mia devozione all'artista.
E arrivo alla mattina con “Harmony row” in cuffia, ed è singolare che io riapra gli occhi durante “Folk song” e mi appaia nello schermo Mia Ceran, che trovo molto bella, più bella di chi della bellezza fa una professione.
Guardo la schermo, stanco ma sereno, e ascolto la fantastica coda di “Smiles and grins”, ovverossia come doveva essere il basso negli anni settanta, senza eccessi, con poesia, basso rock venato di blues e di jazz. In un solo concetto, il signor Jack Bruce.
Mi lavo fischiettando “Sunshine of your love”, devo essere anche un po' patetico. Sono in sciopero e dunque non mi rado. Mi incrocio allo specchio, come si potrebbe incrociare un passante abitudinario, e mi viene da chiedermi che faccia dovrebbe avere uno tra i 41 e i 42 anni. Forse non la mia.
Di certo, se dovessi avere la faccia del mio stomaco sarei un cesso abbrutito. E se dovessi somigliare ai miei polmoni, dovrei essere uno spazzacamino con la sigaretta in bocca.
In overdose di Cream e seventies, scelgo un pantalone eccentrico e ingollo l'ennesimo caffè senza zucchero, sto bene, sto veramente abbastanza bene mi dico, ma come vorrei riassaporare quella felicità di quel lontanissimo pomeriggio con “Harmony row” e le mie sigarette di nascosto in camera di mio padre...
Luca De Pasquale, 20 dicembre 2013
Ma in fondo ero spensierato, e mi sembrava di avere a disposizione tanto di quel tempo e di quelle risorse. Infatti, ho avuto tutto il tempo per conoscere la musica di Jack Bruce, come altre cose, e come per altri amori non ho voluto lasciare niente al caso.
Come per altri eroi della mia adolescenza, ho cercato di entrare in contatto con Jack, ma con lui non è andata a buon fine, non rispose ad una mia lettera, a differenza di altri musicisti e scrittori con i quali ho instaurato un rapporto. Del resto, sembrava notorio e accertato che Jack Bruce fosse restio a dar retta ai fan, cosa che compresi benissimo e che non ha mai scalfito neanche lontanamente la mia devozione all'artista.
E arrivo alla mattina con “Harmony row” in cuffia, ed è singolare che io riapra gli occhi durante “Folk song” e mi appaia nello schermo Mia Ceran, che trovo molto bella, più bella di chi della bellezza fa una professione.
Guardo la schermo, stanco ma sereno, e ascolto la fantastica coda di “Smiles and grins”, ovverossia come doveva essere il basso negli anni settanta, senza eccessi, con poesia, basso rock venato di blues e di jazz. In un solo concetto, il signor Jack Bruce.
Mi lavo fischiettando “Sunshine of your love”, devo essere anche un po' patetico. Sono in sciopero e dunque non mi rado. Mi incrocio allo specchio, come si potrebbe incrociare un passante abitudinario, e mi viene da chiedermi che faccia dovrebbe avere uno tra i 41 e i 42 anni. Forse non la mia.
Di certo, se dovessi avere la faccia del mio stomaco sarei un cesso abbrutito. E se dovessi somigliare ai miei polmoni, dovrei essere uno spazzacamino con la sigaretta in bocca.
In overdose di Cream e seventies, scelgo un pantalone eccentrico e ingollo l'ennesimo caffè senza zucchero, sto bene, sto veramente abbastanza bene mi dico, ma come vorrei riassaporare quella felicità di quel lontanissimo pomeriggio con “Harmony row” e le mie sigarette di nascosto in camera di mio padre...
Luca De Pasquale, 20 dicembre 2013