Mi arrivano cd francesi da Taiwan e dalla Corea del Sud. Sto cercando di completare la discografia di Jean-François Jenny-Clark, che come ho avuto modo di scrivere più volte è il mio musicista feticcio, anche più di Jaco Pastorius.
Jaco è stata l'esplosione, ma certamente JF rappresenta per me qualcosa di permanente, di tatuato, non è solo amare l'opera di un musicista, è qualcosa che riguarda principalmente l'anima.
Michel Graillier, Remi Charmasson, Joachim Kuhn, le collaborazioni, le ospitate, le sorprese. Quello che adoravo in Jenny-Clark era il rigore, la sobrietà e soprattutto la ricerca. Un musicista a tutto campo, colto e curioso, straordinariamente umile e dal timbro potente, con una cavata profonda, sensuale.
JF è stato responsabile di una lunga serie di scoperte, nella mia adolescenza. Le possibilità espressive del contrabbasso. Contrappunti e ritmo, libera creatività e osservanza di larghe, inoppugnabili regole.
Come ho già raccontato tempo fa, una delle più belle emozioni della mia vita è stata ricevere la sua risposta alla mia ingenua e devota lettera. Gli chiedevo come ci si sente ad essere un contrabbassista "trascendente", nell'anima come sapevo lui fosse; inoltre gli chiedevo una lista di sue incisioni da cercare, visto che all'epoca bazzicavo ben poco la rete. Rispose dopo neanche dieci giorni, e ho poi scoperto che era già malato, non capendo fino a quanto.
Disponibile, gentile, accurato e paterno. Mi emozionai fin quasi alle lacrime, altro che la pubblicazione del mio primo libro. Libro che per inciso volevo dedicargli, per poi passare mano, travolto dalla sterile isteria della piccola notorietà; credevo e credo tuttora di dovergli tributare opera più degna di un collage di racconti nevrotici e giovanili.
Perché Jean-François Jenny-Clark mi ha insegnato a scoprire e perlustrare il linguaggio sonoro del mio sentire più intimo, il suono del contrabbasso. E mi ha trasmesso, anche in poche righe, un'idea di "libera" serietà esistenziale che ancora oggi è un'ossessione coltivabile, direi.
La sua lettera, per un destino che troppo spesso beffa le persone con arrogante banalità, è andata persa in uno dei tanti traslochi della mia famiglia, o forse distrutta da me stesso per errore. Fu un lutto e lo è ancora. Gli scrissi alla Label Bleu, ora non potrei scrivergli in una dimensione che non conosco.
In questi ultimi mesi ho pensato molto a lui. Il tipo di artista che mi sarebbe piaciuto essere, musicista o meno.
E' morto troppo presto, come tanti giganti, come tanti artisti che erano molto di più di quel tanto che già rappresentavano.
Ha dei grandi eredi che ne hanno raccolto idealmente il testimone, penso a Bruno Chevillon, a Jean-Paul Celea, a Stéphane Kerecki e tanti altri. Jean-Paul Celea per anni ha suonato il contrabbasso con un vigore quasi mistico -vanno in questo senso ripescati due episodi apparentemente minori di John McLaughlin, "Belo Horizonte" e "Music spoken here- e poi si è dedicato a ricerche sempre più interessanti, anche sul tango e forme di musica contemporanea.
JF mi è d'aiuto anche in giornate imprecise, dubbiose. Risolvo tutto mettendo su "Usual Confusion" con Joachim Kuhn e Daniel Humair, scelgo "Ibiza Nites", accendo una sigaretta e tutto svanisce in un flusso che sa di coerenza, di abito su misura, di fedeltà al proprio linguaggio più spontaneo e avvolgente.
JF è legato alle donne che mi piacciono, alle persone che mi interessano per davvero, alle nuove idee, all'ostinazione di certi percorsi, JF è la mia carta d'identità sonora, ancora oggi e più di sempre.
Non recupererò mai quella lettera, ma altre cose più importanti mi sono rimaste addosso, tatuate, sospinte dagli anni, l'ammirazione che diventa punto di partenza, lo stile che resta impresso e diventa prima suggestione, poi abito, infine pelle e respiro, all'unisono.
Ed è bello, per quel che vale, poter dire senza giocare all'esotico che la mia più grande influenza letteraria sono stati i contrabbassisti, JF una spanna su tutti. E che sperimentazione e libertà sono due facce di un sogno composto da gocce inseparabili, il fluire stesso dell'esistenza.
Ciao JF, non fumare troppo lassù.
Luca De Pasquale
DISCOGRAFIA CONSIGLIATA:
Barney Wilen - Zodiac;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - Usual Confusion;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - The Threepenny Opera;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - Live Au Theatre De La Ville;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - Easy To Read;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - Triple Enteinte;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - Live In Europe Voll. 1/2;
Gato Barbieri - Last Tango In Paris;
Gato Barbieri - Obsession;
Remi Charmasson - Nemo;
Jean-François Jenny-Clark - Solo;
Jean-François Jenny-Clark - Unison;
Pork Pie - Transitory;
Joe Henderson - Black Narcissus;
Aldo Romano - Divieto di santificazione;
Aldo Romano - Il piacere;
Michel Graillier - Dreamdrops;
Pierre Boulez - Domaines;
Jean-Pierre Mas - Israel Suite;
Jean-Luc Ponty - Sonata Erotica;
Michel Portal - Turbulence;
Chet Baker - Jazz In Paris (Broken Wing)
Jaco è stata l'esplosione, ma certamente JF rappresenta per me qualcosa di permanente, di tatuato, non è solo amare l'opera di un musicista, è qualcosa che riguarda principalmente l'anima.
Michel Graillier, Remi Charmasson, Joachim Kuhn, le collaborazioni, le ospitate, le sorprese. Quello che adoravo in Jenny-Clark era il rigore, la sobrietà e soprattutto la ricerca. Un musicista a tutto campo, colto e curioso, straordinariamente umile e dal timbro potente, con una cavata profonda, sensuale.
JF è stato responsabile di una lunga serie di scoperte, nella mia adolescenza. Le possibilità espressive del contrabbasso. Contrappunti e ritmo, libera creatività e osservanza di larghe, inoppugnabili regole.
Come ho già raccontato tempo fa, una delle più belle emozioni della mia vita è stata ricevere la sua risposta alla mia ingenua e devota lettera. Gli chiedevo come ci si sente ad essere un contrabbassista "trascendente", nell'anima come sapevo lui fosse; inoltre gli chiedevo una lista di sue incisioni da cercare, visto che all'epoca bazzicavo ben poco la rete. Rispose dopo neanche dieci giorni, e ho poi scoperto che era già malato, non capendo fino a quanto.
Disponibile, gentile, accurato e paterno. Mi emozionai fin quasi alle lacrime, altro che la pubblicazione del mio primo libro. Libro che per inciso volevo dedicargli, per poi passare mano, travolto dalla sterile isteria della piccola notorietà; credevo e credo tuttora di dovergli tributare opera più degna di un collage di racconti nevrotici e giovanili.
Perché Jean-François Jenny-Clark mi ha insegnato a scoprire e perlustrare il linguaggio sonoro del mio sentire più intimo, il suono del contrabbasso. E mi ha trasmesso, anche in poche righe, un'idea di "libera" serietà esistenziale che ancora oggi è un'ossessione coltivabile, direi.
La sua lettera, per un destino che troppo spesso beffa le persone con arrogante banalità, è andata persa in uno dei tanti traslochi della mia famiglia, o forse distrutta da me stesso per errore. Fu un lutto e lo è ancora. Gli scrissi alla Label Bleu, ora non potrei scrivergli in una dimensione che non conosco.
In questi ultimi mesi ho pensato molto a lui. Il tipo di artista che mi sarebbe piaciuto essere, musicista o meno.
E' morto troppo presto, come tanti giganti, come tanti artisti che erano molto di più di quel tanto che già rappresentavano.
Ha dei grandi eredi che ne hanno raccolto idealmente il testimone, penso a Bruno Chevillon, a Jean-Paul Celea, a Stéphane Kerecki e tanti altri. Jean-Paul Celea per anni ha suonato il contrabbasso con un vigore quasi mistico -vanno in questo senso ripescati due episodi apparentemente minori di John McLaughlin, "Belo Horizonte" e "Music spoken here- e poi si è dedicato a ricerche sempre più interessanti, anche sul tango e forme di musica contemporanea.
JF mi è d'aiuto anche in giornate imprecise, dubbiose. Risolvo tutto mettendo su "Usual Confusion" con Joachim Kuhn e Daniel Humair, scelgo "Ibiza Nites", accendo una sigaretta e tutto svanisce in un flusso che sa di coerenza, di abito su misura, di fedeltà al proprio linguaggio più spontaneo e avvolgente.
JF è legato alle donne che mi piacciono, alle persone che mi interessano per davvero, alle nuove idee, all'ostinazione di certi percorsi, JF è la mia carta d'identità sonora, ancora oggi e più di sempre.
Non recupererò mai quella lettera, ma altre cose più importanti mi sono rimaste addosso, tatuate, sospinte dagli anni, l'ammirazione che diventa punto di partenza, lo stile che resta impresso e diventa prima suggestione, poi abito, infine pelle e respiro, all'unisono.
Ed è bello, per quel che vale, poter dire senza giocare all'esotico che la mia più grande influenza letteraria sono stati i contrabbassisti, JF una spanna su tutti. E che sperimentazione e libertà sono due facce di un sogno composto da gocce inseparabili, il fluire stesso dell'esistenza.
Ciao JF, non fumare troppo lassù.
Luca De Pasquale
DISCOGRAFIA CONSIGLIATA:
Barney Wilen - Zodiac;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - Usual Confusion;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - The Threepenny Opera;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - Live Au Theatre De La Ville;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - Easy To Read;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - Triple Enteinte;
Kuhn/Humair/Jenny-Clark - Live In Europe Voll. 1/2;
Gato Barbieri - Last Tango In Paris;
Gato Barbieri - Obsession;
Remi Charmasson - Nemo;
Jean-François Jenny-Clark - Solo;
Jean-François Jenny-Clark - Unison;
Pork Pie - Transitory;
Joe Henderson - Black Narcissus;
Aldo Romano - Divieto di santificazione;
Aldo Romano - Il piacere;
Michel Graillier - Dreamdrops;
Pierre Boulez - Domaines;
Jean-Pierre Mas - Israel Suite;
Jean-Luc Ponty - Sonata Erotica;
Michel Portal - Turbulence;
Chet Baker - Jazz In Paris (Broken Wing)