DARIO GERMANI
"FOG MONK"
GLOBAL RESEARCH MUSIC 2015
Per un contrabbassista coraggioso, la musica di Thelonious Monk può rappresentare uno stimolo sempre vivo, un cimento, un territorio sterminato di grande interesse.
Mi piace fare solo un esempio, ma la lista sarebbe davvero lunga, pensando ad un contrabbassista indimenticabile, Jean-François Jenny-Clark, il quale nel 1969 fece parte del quartetto di Steve Lacy (con Aldo Romano e Michel Graillier) che incise lo splendido “Epistrophy” (poi ribattezzato banalmente, in sede di ristampa, come “Steve Lacy plays Monk”) JF dichiarò più volte che quell’incontro con Monk fu un’esperienza di grande forza e di ampio respiro. Quello era un quartetto. Noi oggi ci occupiamo di un contrabbassista in solitaria sulle strade di Monk: Dario Germani. Talmente coraggioso da pubblicare, per la sua label Global Research Music, un triplo vinile dedicato appunto al grande Thelonious Monk, dal titolo “Fog Monk”. Il lavoro di Germani, ancora molto giovane ma già alla terza prova da solista, presenta caratteristiche e peculiarità di grande interesse, non limitate a chi ama il contrabbasso e le incisioni solo dei contrabbassisti (che da Barre Phillips ad oggi possiamo dire dfinitivamente sdoganate, sono tra le più mobili e corpose che il jazz possa offrire). Innanzitutto, il luogo dove l’opera è stata registrata: Villa Aurelia, uno splendido edificio del seicento la cui acustica si è prestata assai bene alla performance di Dario Germani, conferendo al suono del contrabbasso quell’opportuno “peso della nota” che a Monk sarebbe certamente piaciuto, e non poco. In più, tornando per un attimo al formato, l’idea di un triplo LP è coraggiosa come detto ma anche felice, perché è come una suddivisione in sezioni di un continuum espressivo. |
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ALBUMS AS LEADER
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ALBUMS AS SIDEMAN
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Nelle belle note di Francesco Martinelli che accompagnano il vinile – grafica efficace e foto molto suggestive - viene citato Charlie Haden, contrabbassista che di certo è nelle preferenze di Dario, e quell’aspetto – fondamentale peraltro - del contrabbasso in solo che non esclude, anzi valorizza all’estremo; i “rumori” dell’esecuzione: le mani sulle corde, il passaggio sul legno, l’attimo dell’incontro tra musicista e strumento.
Dario Germani è, come giustamente annota Martinelli, con Monk, con lo strumento, con l’ascoltatore. E funziona.
Il terzo vinile del lotto vede la partecipazione, in quest’eccitante meeting di Dario Germani con Monk, della cantante Valeria Restaino. E questo intervento non fa che confermare tanto la bontà del progetto quanto la fondata convinzione che il binomio voce/contrabbasso sia, quando riuscito come in questa occasione, di grande fascino, in un vortice di incastri “unprotected” e per questo preziosi. Molto belle le versioni di “Monk’s Dream” e “Round Midnight” su tutte.
Del repertorio affrontato da Dario Germani da solo sui primi due dischi, non ci sono pezzi da preferire ad altri, perché il lavoro è organico, coeso, ed ogni interpretazione succede e precede le altre in modo naturale, portando l’ascoltatore nelle maglie più vere del jazz, quelle che non prevedono l’ascolto a morsi o a spot. “Fog Monk” è quindi un’opera intrigante e matura, uno spot –stavolta la parola si presta nella migliore accezione- per il jazz italiano e per la ricerca del suono e dell’anima del contrabbasso. Germani è un musicista che sta seminando più che bene ed è destinato ad un ruolo di primo piano nel bassismo europeo e non solo. Disco consigliato, decisamente. |
Luca De Pasquale-Manuela Avino 2016