INTERVIEW WITH
HELLMUT HATTLER
HELLMUT HATTLER
«There are different hearts beating in my breast, concerning instrumental music and songs (which is nothing new, if you look at the work of KRAAN). But the (electronic) tools changed a lot in the meanwhile and that’s why the result sounds different - and excitingly new to my ears»
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Ci sono diversi cuori che battono nel mio petto, per quanto riguarda la musica strumentale e le canzoni (il che non è una novità, se si guarda al lavoro dei KRAAN). Ma gli strumenti (elettronici) sono cambiati molto nel frattempo ed è per questo che il risultato sembra diverso - ed estremamente nuovo alle mie orecchie.
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Ci sono diversi cuori che battono nel mio petto, per quanto riguarda la musica strumentale e le canzoni (il che non è una novità, se si guarda al lavoro dei KRAAN). Ma gli strumenti (elettronici) sono cambiati molto nel frattempo ed è per questo che il risultato sembra diverso - ed estremamente nuovo alle mie orecchie.
We of BMF have always considered Hellmut Hattler to be a bass player of key importance for the development of the instrument, but also a focal musician within a kind of kraut jazzrock, the kind that his Kraan have been practising for fifty years now, having just returned to the scene again with the remarkable and surprising Zoup. |
Noi di BMF consideriamo da sempre Hellmut Hattler un bassista di fondamentale importanza per lo sviluppo dello strumento, ma anche un musicista centrale nell’ambito di una sorta di kraut jazzrock, quello che hanno praticato, ormai da cinquant’anni, i suoi Kraan, appena ritornati sulle scene con il rimarchevole e sorprendente “Zoup”. |
Hellmut Hattler's sound is a Kraan signature, based as it is on the strict but free use of the plectrum (pick) and rhythms that draw on rock patterns to contaminate them with a kraut and progressive vision. Hattler, at the head of his legendary Rickenbacker, has gained spaces of great expressiveness, not only with Kraan but also in his solo career, which has increasingly shifted towards an electronic pop tinged with jazz, soul and not very definable; this is certainly due to Hattler's versatile creative approach, at ease both in complex scores and in an easy listening that is by no means easy, in its elegant and loose rendering. We remember Hellmut also active with the projects Siyou'n'Hell and Tab Two, as well as an iconic figure in historical records such as those of Highdelberg and Liliental. |
Il suono di Hellmut Hattler è un marchio di fabbrica dei Kraan, basato com’è sull’uso rigoroso ma libero del plettro (pick) e su ritmiche che attingono da schemi rock per contaminarli con una visione kraut e progressiva. Hattler, alla testa del suo leggendario Rickenbacker, ha conquistato spazi di grande espressività, non solo con i Kraan ma anche con una carriera solista che sempre più si è spostata verso un pop elettronico screziato di jazz, soul e non molto definibile; merito certamente dell’approccio creativo eterogeneo di Hattler, a suo agio tanto in partiture complesse che in un easy listening per nulla facile, nella sua resa elegante e sciolta. Ricordiamo Hellmut attivo anche con i progetti Siyou’n’Hell e Tab Two, oltre che figura apicale in dischi storici come quelli di Highdelberg e Liliental. |
In addition to being very happy about this interview, which Hellmut granted us some time ago and that only now sees the light, we would like to point out the meritorious and ongoing reissue operation of the Kraan catalogue, in which Hellmut is clearly involved and which will soon be enriched by the fundamental Through, on sparkling white vinyl. Kraan, and also Hellmut's first solo album Bassball, are an artistic heritage to be discovered and rediscovered, precisely because they break out of the most predictable clichés about kraut rock, space sound and experimentation from the seventies. Kraan, if you listen closely, sound nothing like themselves and their freedom. |
Oltre ad essere molto felici per questa intervista, che Hellmut ci ha concesso diverso tempo fa e solo ora vede la luce, ci piace segnalare la meritoria e costante operazione di ristampa del catalogo Kraan, in cui Hellmut è chiaramente coinvolto e che andrà ad arricchirsi a breve anche del fondamentale Through, in scintillante vinile bianco. I Kraan, e anche il primo album solista di Hellmut Bassball, sono un patrimonio artistico da scoprire e riscoprire, proprio perché escono fuori dai più prevedibili clichés a proposito di kraut rock, suono spaziale e sperimentazione degli anni settanta. I Kraan, a ben ascoltarli, non somigliano altro che a loro stessi e alla loro libertà. |
BMF: The first question is focused on your technique which immediately made you distinctive worldwide. How was it born and how have you developed it? HELLMUT HATTLER: Even though I played the upright bass and the bass guitar regularly with my fingers in the first time, I remembered my guitar days, using a plec and transferred this technique to the bass guitar and felt immediately comfortable – to the day. BMF: Kraan have been themselves a unique case even for the already original Krautrock movement, as they experienced different phases. Even today the feeling is that you weren’t inspired by anyone but your creativity. What kind of development you would track in the history of the band? HH: Of course all of the members of KRAAN were influenced by every note in the air before we founded the band, but while jamming/improvising together we mentioned this certain mix which can only be described as a kind of fifth element that was bigger than the input of the four musicians. When I think of KRAAN while I compose, the output is always this special kind of KRAAN music. |
BMF: La prima domanda che vogliamo farti è sulla tua tecnica, che da subito ti ha reso riconoscibile in tutto il mondo. Come è nata e come l’hai sviluppata? HELLMUT HATTLER: Anche se all'inizio suonavo regolarmente il contrabbasso e il basso elettrico con le dita, mi sono ricordato di quando suonavo la chitarra, usando un plettro, e ho trasferito questa tecnica al basso e mi sono sentito subito a mio agio - fino ad oggi. BMF: I Kraan sono stati anch’essi un caso unico, persino nel già originale movimento krautrock, attraversando diverse fasi. La sensazione ancora oggi è che non vi ispiravate a nessuno se non alla vostra creatività. Che evoluzione potresti tracciare nella storia della band? HH: Naturalmente tutti i membri dei KRAAN sono stati influenzati da ogni nota nell'aria prima di fondare la band, ma mentre suonavamo/improvvisavamo insieme abbiamo trovato questo particolare mix che può essere descritto solo come una sorta di quinto elemento superiore al contributo dei quattro musicisti. Quando penso ai KRAAN mentre compongo, il risultato è sempre questo tipo speciale di musica KRAAN. |
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BMF: Focusing on bass, were there any bassists who have inspired you since your beginnings? HH: I was inspired by guitarists and saxophone players rather than bassists. BMF: How was born in 1977 the concept of your first solo album Bassball? HH: It was my attempt to emancipate from the band thing and to find new musical and social paths to create/compose - and before all to just try things without asking somebody. When the concept was finished I invited all the musicians I wanted to play with – and especially the guys from KRAAN. The recordings took place in Conny Plank’s Studio in 1978. |
BMF: Da un punto di vista bassistico, ci sono stati bassisti che ti hanno ispirato nei tuoi inizi? HH: Mi sono ispirato a chitarristi e sassofonisti piuttosto che a bassisti. BMF: Come nacque, nel 1977, l’idea del tuo primo album solista Bassball? HH: È stato il mio tentativo di emanciparmi dalla routine della band e di trovare nuovi percorsi musicali e sociali per creare/comporre - e prima di tutto di provare le cose senza chiedere a nessuno. Quando il progetto fu completato, ho invitato tutti i musicisti con cui volevo suonare - e in particolare i ragazzi dei KRAAN. Le registrazioni hanno avuto luogo nello studio di Conny Plank nel 1978. |
BMF: We’d like to ask you some memories of your experiences together with Liliental and Highdelberg… HH: The sessions showed me, that I really don’t spent my life as a studio musician (even though I understood that some people wanted my name on their albums). I just feel comfortable when I do the things that make me really feel myself… BMF: Speaking about your collaboration with Joo Kraus under the famous moniker Tab Two, how would you describe this musical encounter? HH: Joo joined KRAAN in 1987 and as we both were living in the town of Ulm, we met, played and composed together quite often. In 1992 we released the first duo album called “Mind Movie” which was the start to the stages - and a world wide carrier that ended in 1999. After that I got off with my follow up project... |
BMF: Vorremmo chiederti un ricordo delle tue esperienze con Liliental e Highdelberg… HH: Quelle sessioni mi hanno dimostrato che non ho trascorso la mia vita come musicista da studio (anche se ho capito che alcune persone volevano il mio nome sui loro album). Mi sento a mio agio quando faccio le cose che mi fanno sentire veramente me stesso... BMF: Per quanto riguarda la tua collaborazione con Joo Kraus sotto la celebre sigla Tab Two, come puoi raccontare questo incontro in musica? HH: Joo si è unito ai KRAAN nel 1987 e poiché entrambi vivevamo nella città di Ulm, ci siamo incontrati, abbiamo suonato e composto insieme molto spesso. Nel 1992 abbiamo pubblicato il primo album in duo, intitolato "Mind Movie", che è stato l'inizio del percorso - e di una carriera mondiale che si è conclusa nel 1999. Dopo di che sono partito con il mio progetto successivo... |
BMF: Since the 2000s you have faced the challenge of embarking on a new path under the simple moniker Hattler: electronics, pop, future jazz in a captivating and seductive mix. Would you like to tell us why you needed to approach so different musical genres? HH: There are different hearts beating in my breast, concerning instrumental music and songs (which is nothing new, if you look at the work of KRAAN). But the (electronic) tools changed a lot in the meanwhile and that’s why the result sounds different - and excitingly new to my ears. BMF: Could you talk about both Kraan’s releases of 2018 and 2019, The Trio Years and The Trio Years Zugabe? HH: Our friend Thierry Miguet, a well known video enthusiast recorded tons of KRAAN gigs during the years and released several clips on YouTube. The sound was recorded on a multitrack device and our studio partner Juergen Schlachter came up with the idea to mix the best tracks for an audio release. I had to spend some months in hospital in 2017, and the almost daily listening samples of this KRAAN mixes helped me to regain forces and I started to compose again and supervised studio sessions for my HATTLER album “Velocity”. And: I had the incredible luck to have Siyou, my girlfriend on my side to support me to get back on my feet agein (and we also composed the title tack of her new album “Signs Of Love”). |
BMF: Dagli anni duemila la sfida di iniziare un nuovo percorso sotto il semplice moniker Hattler: elettronica, pop, future jazz in un amalgama avvolgente e seduttivo. A un certo punto della tua carriera hai sentito la necessità di cimentarti con generi musicali differenti? HH: Ci sono diversi cuori che battono nel mio petto, per quanto riguarda la musica strumentale e le canzoni (il che non è una novità, se si guarda al lavoro dei KRAAN). Ma gli strumenti (elettronici) sono cambiati molto nel frattempo ed è per questo che il risultato sembra diverso - ed estremamente nuovo alle mie orecchie. BMF: Ci vuoi parlare delle due uscite a nome Kraan del 2018 e 2019, The Trio Years e The Trio Years Zugabe? HH: Il nostro amico Thierry Miguet, un noto appassionato di video, ha registrato tonnellate di concerti dei KRAAN nel corso degli anni e ha pubblicato diversi clip su YouTube. Il suono è stato registrato su un dispositivo multitraccia e il nostro partner di studio Juergen Schlachter ha avuto l'idea di mixare le tracce migliori per una pubblicazione audio. Nel 2017 ho dovuto trascorrere alcuni mesi in ospedale, e l'ascolto quasi quotidiano dei mix di KRAAN mi ha aiutato a recuperare le forze e ho ricominciato a comporre e a supervisionare le sessioni in studio per il mio album HATTLER "Velocity". E ho avuto l'incredibile fortuna di avere Siyou, la mia ragazza, al mio fianco per supportarmi nel rimettermi in piedi (e abbiamo anche composto la title track del suo nuovo album "Signs Of Love"). |
BMF: You have recorded three amazing albums together with the singer Siyou inside the project Siyou'n'Hell. How did you meet each other? HH: Oh, it was somebody from the local newspaper asking if we could do a couple of songs together for a beneficiary concert event. I couldn’t believe that they want to put us together on one stage at the same time, as she’s known as a real good, but pure Gospel singer and… you know me… however I just couldn’t imagine how the musical result should sound like. But when we met for rehearsals we immediately found a surprising common musical language – and: She was the first person who convinced me that I don’t have to go to hell, when I’m playing a cover version of an existing song… |
BMF: Tre splendidi dischi con la cantante Siyou nel progetto Siyou'N'Hell. Come vi siete incontrati? HH: Oh, era qualcuno del giornale locale che chiedeva se potevamo fare un paio di canzoni insieme per un concerto di beneficenza. Non potevo credere che volessero metterci insieme su un palco, dato che lei è conosciuta come una cantante gospel davvero brava, ma pura e... mi conoscete... tuttavia non riuscivo a immaginare come sarebbe stato il risultato sonoro. Ma quando ci siamo incontrati per le prove abbiamo subito trovato un inaspettato filo conduttore musicale - e... È stata la prima persona a convincermi che non devo andare all'inferno, quando suono una cover di una canzone conosciuta... |
BMF: We should dedicate a separate chapter to your gear. Your “rainbow” Rickenbacker is a legendary instrument which is mentioned so much in many forums, it’s a landmark of a unique era. What is your current gear and what are the instruments which you have mostly preferred in your career? HH: There were soooo many – please check: http://www.danbbs.dk/~m-bohn/kraan/hattlerbass.htm |
BMF: Un capitolo a parte merita la tua strumentazione. Il tuo Rickenbacker “arcobaleno” è uno strumento leggendario di cui si scrive in molti forum, è un simbolo di un’era irripetibile. Qual è la tua strumentazione attuale e in assoluto quali strumenti hai preferito nella tua carriera? HH: Ce n'erano così tanti - invito a visitare: http://www.danbbs.dk/~m-bohn/kraan/hattlerbass.htm |
BMF: What kind of relationship do you have developed with fretless over the time? And what about double bass? HH: I’m using my fretless bass exclusively in the studio for example for pilot melodies (which even stay in the final mix from time to time!) as I’m not really good on that instrument. I don’t own a double bass anymore, because all I want to do, can be done on my four string bass guitar that I'm playing now since the mid 1980ies. BMF: How did you live (as an insider and a protagonist) the gold ages of german rock? Was there the awareness of what was being created? Was there actually the total freedom that appeared externally? And what were the bands belonging to the movement which you felt closer to Kraan’s aesthetics and ethic? HH: To be true: Nobody in KRAAN had a masterplan where to go and what to reach. We just knew we can really make great music while we have the freedom to improvise inside the composed frames. I think this, and the affords of our Manager Walter Holzbaur (Wintrup Musik) lead us the thousands of club concerts, festivals as well as to radio- & TV shows, and I assume nobody really understood the success of the band as we sounded quite different than all the other German bands at that time. |
BMF: Che rapporto hai sviluppato nel tempo con il basso fretless? E con il contrabbasso? HH: Uso il mio basso fretless esclusivamente in studio, ad esempio per le melodie portanti (che di tanto in tanto entrano anche nel mix finale!), dato che non sono molto bravo con quello strumento. Non possiedo più un contrabbasso, perché tutto ciò che voglio fare può essere fatto con il mio basso a quattro corde che suono ormai dalla metà degli anni Ottanta. BMF: Come hai vissuto, dall’interno e da protagonista, gli anni d’oro del rock tedesco? C’era consapevolezza di quanto si stava creando? C’era effettivamente la completa libertà che appariva all’esterno? E del movimento quali band sentivi più vicine e compatibili all’estetica ed etica dei Kraan? HH: A dire il vero, nessuno nei KRAAN aveva un piano generale su dove andare e cosa raggiungere. Sapevamo solo che potevamo fare grande musica quando avevamo la libertà di improvvisare all'interno delle canzoni scritte. Credo che questo e le offerte del nostro manager Walter Holzbaur (Wintrup Musik) ci abbiano portato a migliaia di concerti nei club, ai festival e alle trasmissioni radiofoniche e televisive, e suppongo che nessuno abbia realmente compreso il successo della band, dato che suonavamo in modo molto diverso da tutte le altre band tedesche di quel periodo. |
BMF: You’re a pioneer among german electric bassists and you have created a style which others weren’t able to emulate. Who were the collegues whom you held in the highest esteem among german bass players of the seventies? Did you personally know Lothar Meid, for example, and if so, did you like him? And Uli Trepte? HH: I never did look after other bass players really, but of course some of them came over to our domicile “Wintrup” to stay for a couple of days or just to jam a bit, so did Uli Trepte one day but we didn’t play together as he was very busy with his strange kind of Radioapparatus on a meadow in front of the house. |
BMF: Sei caposcuola tra i bassisti elettrici tedeschi e hai creato uno stile che altri non sono riusciti ad emulare. Dei bassisti elettrici tedeschi degli anni settanta, quali colleghi stimavi di più? Conoscevi Lothar Meid, per esempio, ti piaceva? Uli Trepte? HH: Non mi sono mai occupato di altri bassisti, ma ovviamente alcuni di loro sono venuti a casa nostra, a "Wintrup", per fermarsi un paio di giorni o anche solo per fare un po' di jam, come Uli Trepte, ma non abbiamo suonato insieme perché era molto impegnato con la sua strana specie di Radioapparato su un prato davanti a casa. |
BMF: As regards Kraan catalogue, the first four albums can be found but Revisited label (which has gone bankrupt) reissued in 2005 in digipak format many albums from Wiederhören onwards, which are now out of print. This is the case of “Soul Of Stone” and “X” is waiting for a reissue. Do you think we can expect any new issues sooner or later? Will you personally deal with them? HH: Apart from the first five albums (Kraan, Wintrup, Andy Nogger, Live, Let It Out) I own the rights on the following works. They are all available for download and streaming but only a few (and I hope the best) on CD – in short: No plans for re-releases so far. |
BMF: Per quanto riguarda il catalogo dei Kraan, i primi quattro dischi si trovano, mentre nel 2005 la Revisited, ora fallita, ha ristampato in formato digipak diversi album da Wiederhören in poi, ora fuori catalogo. Soul Of Stone è fuori catalogo al momento e X aspetta una ristampa. Pensi che ci saranno nuove edizioni a breve? Te ne occuperai tu stesso? HH: Oltre ai primi cinque album (Kraan, Wintrup, Andy Nogger, Live, Let It Out) possiedo i diritti sui successivi lavori. Sono tutti disponibili per il download e lo streaming, ma solo alcuni (e spero i migliori) su CD - in sostanza: per ora non sono previste ristampe. |
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