Secondo capitolo del combo creato e condotto da Enio Nicolini, con salienti innesti nella formazione e una calibrazione ancora maggiore nel concept e nei contenuti sonori.
Anche in questo distopico e fantascientifico Hellish Mechanism, Enio Nicolini impone una formula senza compromessi che esclude le chitarre, archetipi iconici dell’heavy metal, a beneficio di un doppio ruolo svolto dal suo basso, suonato con tecniche power chord e in sustain, così da ricoprire tutte le gamme e sfumature.
Alla voce abbiamo stavolta Luciano Palermi, già vocalist dei mitologici Unreal Terror, il quale dona ai brani un taglio solenne e ineluttabile; ottimo il lavoro svolto di Damiano Paoloni alla batteria e Gianluca Arcuri all’elettronica, che è la protagonista con il basso di questo incedente magma sonoro.
Anche in questo distopico e fantascientifico Hellish Mechanism, Enio Nicolini impone una formula senza compromessi che esclude le chitarre, archetipi iconici dell’heavy metal, a beneficio di un doppio ruolo svolto dal suo basso, suonato con tecniche power chord e in sustain, così da ricoprire tutte le gamme e sfumature.
Alla voce abbiamo stavolta Luciano Palermi, già vocalist dei mitologici Unreal Terror, il quale dona ai brani un taglio solenne e ineluttabile; ottimo il lavoro svolto di Damiano Paoloni alla batteria e Gianluca Arcuri all’elettronica, che è la protagonista con il basso di questo incedente magma sonoro.
Come scrivemmo già in occasione del lavoro precedente (ecco il link alla recensione), Enio non strizza l’occhio al mercato e persegue un percorso non facilitato, per giunta ricercando un sound che fieramente è difficile accostare ad altro, pur potendo avventurarsi, noi che recensiamo, in suggestive similitudini.
Le tracce sono spesso introdotte da ibridazioni di liquida elettronica, per poi sfociare in cavalcate sature, in cui il suono del basso tiene le fila dell’apocalisse evocata.
Il lavoro può contare su una coerenza stilistica e una granitica consecutio, per cui è difficile segnalare tracce superiori alle altre: noi indichiamo quali nostre preferite “The Dream”, “The Prophecy” e la straniante e fascinosa “L’Osservatorio”, che potremmo interpretare come un’apertura al canto in lingua, che a nostro avviso potrebbe essere un’ulteriore sfida per Enio Nicolini, che si erge sempre più a defender (in costante evoluzione) della scena italiana metal.
Le tracce sono spesso introdotte da ibridazioni di liquida elettronica, per poi sfociare in cavalcate sature, in cui il suono del basso tiene le fila dell’apocalisse evocata.
Il lavoro può contare su una coerenza stilistica e una granitica consecutio, per cui è difficile segnalare tracce superiori alle altre: noi indichiamo quali nostre preferite “The Dream”, “The Prophecy” e la straniante e fascinosa “L’Osservatorio”, che potremmo interpretare come un’apertura al canto in lingua, che a nostro avviso potrebbe essere un’ulteriore sfida per Enio Nicolini, che si erge sempre più a defender (in costante evoluzione) della scena italiana metal.
Uno dei tanti meriti di Enio, infatti, è aver sempre tenuto barra dritta e “cervello acceso” (come ama dire lui stesso, a ragione), evitando le secche provincialistiche che qualche volta hanno rovinato bei progetti e idee altrimenti vincenti. Enio Nicolini ci dimostra con “Hellish Mechanism” che non si è mai fermato sul ciglio dei codici. Stima.

Luca De Pasquale-Manuela Avino2023