RECENSIONE E
"ALBUM CONTEXT INTERVIEW WITH"
PIERPAOLO RANIERI |
Pierpaolo Ranieri approda al primo disco solista con nonchalance, ironia, personalità e imprevedibilità. Il bassista romano, classe 1977, sforna un lavoro che coniuga l’urgenza espressiva del suo strumento con un senso della ricerca che caratterizza Pierpaolo anche nella sua notevolissima attività come sessionman (Paola Turci, Marina Rei, Massimo Ranieri, Diane Schuur, Matt Bianco, Tony Hadley e mille altri) e didatta (ricordiamo i tre volumi, imperdibili, di Bass Therapy).
In questo I Am A Peacock, uscito in cd e in un’incredibile, stupefacente versione in vinile rosa, Pierpaolo Ranieri accontenta, e parecchio, chi cerca il groove, l’esecuzione impeccabile e mai prevedibile, ma anche chi vuole guardare oltre il lavoro dello strumentista. L’assenza di chitarre, l’assoluto senso di libertà rispetto alla classica “ansia da mercato” fanno di questo lavoro, prodotto da Luca Sapio, un compagno di viaggio ideale nell’esplorazione della gamma espressiva del basso elettrico e nella rielaborazione “parolibera” di un genere che nasce da un incrocio anarcoide tra library music, jazz elettrico ed elettronica dal rapace tocco notturno.
In questo I Am A Peacock, uscito in cd e in un’incredibile, stupefacente versione in vinile rosa, Pierpaolo Ranieri accontenta, e parecchio, chi cerca il groove, l’esecuzione impeccabile e mai prevedibile, ma anche chi vuole guardare oltre il lavoro dello strumentista. L’assenza di chitarre, l’assoluto senso di libertà rispetto alla classica “ansia da mercato” fanno di questo lavoro, prodotto da Luca Sapio, un compagno di viaggio ideale nell’esplorazione della gamma espressiva del basso elettrico e nella rielaborazione “parolibera” di un genere che nasce da un incrocio anarcoide tra library music, jazz elettrico ed elettronica dal rapace tocco notturno.
I Am A Peacock non può dunque non entusiasmare la redazione di Bass, My Fever.
Il disco mantiene alto lo standard qualitativo, per cui è anche difficile indicare delle tracce in particolare.
“My instinct”, “Days of the blackbird” sono sensuali, concentriche, cariche di groove ben dispensato negli angoli più remoti del disegno sonoro.
Il disco mantiene alto lo standard qualitativo, per cui è anche difficile indicare delle tracce in particolare.
“My instinct”, “Days of the blackbird” sono sensuali, concentriche, cariche di groove ben dispensato negli angoli più remoti del disegno sonoro.
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“Passage”, episodio cupissimo e cinematico, sarebbe piaciuto tanto a Lucio Fulci che a Fernando Di Leo. Non spoileriamo l’opera con ulteriori dettagli sulle tracce, è un disco che va acquistato. Perché qui si sostiene certo l’artista e la sua opera, ma anche uno spirito coraggioso, fuori dagli schemi, capace di rischiare in un momento che invece spinge molti a rifugiarsi in prudenze di maniera.
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Bravissimo Pierpaolo Ranieri, “pavone” che non perde tempo e sostanza in vanità, e che proprio nello spirito di una bellezza umile e consapevole sfoggia i colori migliori.
Ecco, potremmo chiudere con una riflessione veloce che rafforzi quanto detto finora: se bassisti di grande caratura come Marcus Miller e Alain Caron hanno prodotto a volte dischi imbarazzanti, qui c’è la rivincita migliore del bassista di rango. Vale a dire, portare avanti il proprio languaggio con un coefficiente creativo oltre le limitazioni imposte dalle convenzioni. Consigliatissimo.
Pierpaolo ci ha anche rilasciato una breve intervista che vi riproponiamo qui.
Ecco, potremmo chiudere con una riflessione veloce che rafforzi quanto detto finora: se bassisti di grande caratura come Marcus Miller e Alain Caron hanno prodotto a volte dischi imbarazzanti, qui c’è la rivincita migliore del bassista di rango. Vale a dire, portare avanti il proprio languaggio con un coefficiente creativo oltre le limitazioni imposte dalle convenzioni. Consigliatissimo.
Pierpaolo ci ha anche rilasciato una breve intervista che vi riproponiamo qui.
Luca De Pasquale-Manuela Avino 2020
BMF: Potresti raccontarci della nascita di I am a peacock? E del concept dell'album?
PIERPAOLO RANIERI: Ciao Luca è un piacere fare questa chicchierata con te. Come sai sono un fan della tua pagina dove ho trovato tantissime informazioni che mi hanno sempre stimolato nella ricerca.
Il mio disco era in cantiere da diverso tempo, inizialmente l’idea era di farlo con una formazione canonica, poi Luca Sapio, produttore del disco e proprietario della Blind Faith Records, mi ha spinto ad utilizzare il basso come strumento centrale del lavoro; questo perchè, conoscendomi da anni, sa che faccio largo uso delle loop station e dell’elettronica. In fase di produzione abbiamo inserito poi la batteria acustica suonata da Marco Rovinelli, dopodiché Luca ha poi coinvolto un collettivo di poeti africani che ci hanno inviato dei messaggi vocali con loro testi, quindi file audio prettamente lo-fi che poi Luca ha manipolato. Su un paio di brani si è aggiunto Nicola Peruch che ha suonato synth e modulari. L’idea del disco era quella di creare un mondo sonoro cinematico, essendo io appassionato di cinema, ispirandoci al lavoro fatto dalle library music italiane degli anni’70.
PIERPAOLO RANIERI: Ciao Luca è un piacere fare questa chicchierata con te. Come sai sono un fan della tua pagina dove ho trovato tantissime informazioni che mi hanno sempre stimolato nella ricerca.
Il mio disco era in cantiere da diverso tempo, inizialmente l’idea era di farlo con una formazione canonica, poi Luca Sapio, produttore del disco e proprietario della Blind Faith Records, mi ha spinto ad utilizzare il basso come strumento centrale del lavoro; questo perchè, conoscendomi da anni, sa che faccio largo uso delle loop station e dell’elettronica. In fase di produzione abbiamo inserito poi la batteria acustica suonata da Marco Rovinelli, dopodiché Luca ha poi coinvolto un collettivo di poeti africani che ci hanno inviato dei messaggi vocali con loro testi, quindi file audio prettamente lo-fi che poi Luca ha manipolato. Su un paio di brani si è aggiunto Nicola Peruch che ha suonato synth e modulari. L’idea del disco era quella di creare un mondo sonoro cinematico, essendo io appassionato di cinema, ispirandoci al lavoro fatto dalle library music italiane degli anni’70.
BMF: Sei riuscito a realizzare un disco incentrato sul basso, ma lontanissimo da tutti i cliché tipici dei dischi solisti dei bassisti elettrici. Nessuna prova di forza, pur ovviamente potendo. Che strumentazione hai usato per ottenere un suono così denso e dinamico al tempo stesso?
PR: Il disco è incentrato sul basso ma mi piaceva l’idea che potesse essere fruibile da tutti; inoltre rispecchia quello che sento io, non amo i dischi in cui c’è una prova dello strumento muscolare fine a sé stessa, mi piace l’aspetto della sintesi delle parti per cui la “prova di forza” la capisco solo se in relazione a un brano.
Ho usato una ventina di bassi, la maggior parte delle cose che si sentono sono prodotte dal basso che spesso funge da chitarra o da elemento disturbatore; nello studio Luca ha tantissime macchine storiche, dal Binson allo Studer e abbiamo usato tutto! Anche i mix sono stati fatti in analogico e sceglierli non è stato facile proprio perché frutto del momento in cui sono stati fatti.
PR: Il disco è incentrato sul basso ma mi piaceva l’idea che potesse essere fruibile da tutti; inoltre rispecchia quello che sento io, non amo i dischi in cui c’è una prova dello strumento muscolare fine a sé stessa, mi piace l’aspetto della sintesi delle parti per cui la “prova di forza” la capisco solo se in relazione a un brano.
Ho usato una ventina di bassi, la maggior parte delle cose che si sentono sono prodotte dal basso che spesso funge da chitarra o da elemento disturbatore; nello studio Luca ha tantissime macchine storiche, dal Binson allo Studer e abbiamo usato tutto! Anche i mix sono stati fatti in analogico e sceglierli non è stato facile proprio perché frutto del momento in cui sono stati fatti.
BMF: Ogni volta vieni associato a bassisti diversi, in un tentativo di contenere e descrivere le tante influenze presenti nella tua musica, ma è chiara la tua cifra personale. Thundercat, Bootsy, Jaco... Quali sono i bassisti elettrici che ti hanno maggiormente ispirato e quali segui ancora oggi, discograficamente parlando?
PR: Faccio sempre molta fatica a citare i miei bassisti di riferimento poiché non mi sono mai concentrato sul bassista stesso ma sempre sulla musica che ha prodotto, per cui potrei dirti che passo da Adam Clayton a Steve Swallow, da Doug Wimbish a Monk Montgomery; nella mia pratica quotidiana ho studiato sempre più i contrabbassisti anche nello studio del basso elettrico. Se dovessi dire il nome più importante per me tra i bassisti ti direi Roger Waters. Posso però dirti che a differenza di tanti colleghi non ho attraversato la fase Pastorius, o meglio, l’ho ascoltato e studiato ma non ne sono mai rimasto “folgorato”.
PR: Faccio sempre molta fatica a citare i miei bassisti di riferimento poiché non mi sono mai concentrato sul bassista stesso ma sempre sulla musica che ha prodotto, per cui potrei dirti che passo da Adam Clayton a Steve Swallow, da Doug Wimbish a Monk Montgomery; nella mia pratica quotidiana ho studiato sempre più i contrabbassisti anche nello studio del basso elettrico. Se dovessi dire il nome più importante per me tra i bassisti ti direi Roger Waters. Posso però dirti che a differenza di tanti colleghi non ho attraversato la fase Pastorius, o meglio, l’ho ascoltato e studiato ma non ne sono mai rimasto “folgorato”.
BMF: Stessa domanda per i contrabbassisti. Quali i tuoi punti di riferimento? E il tuo rapporto con lo strumento acustico è paritario rispetto all'elettrico?
PR: Sono principalmente un bassista elettrico; suono e studio quotidianamente il contrabbasso anche per arricchire la mia conoscenza del basso elettrico stesso, studiarli entrambi mi aiuta sul suono, sul ruolo e sul fraseggio. Devo dire che però, come dicevamo, mi hanno stimolato sempre molto i contrabbassiti più che i bassisti elettrici, in particolare Charlie Haden, in primis, ma anche Paul Chambers, Dave Holland e Gary Peacock (inconsciamente lo abbiamo anche citato nel titolo de disco!).
PR: Sono principalmente un bassista elettrico; suono e studio quotidianamente il contrabbasso anche per arricchire la mia conoscenza del basso elettrico stesso, studiarli entrambi mi aiuta sul suono, sul ruolo e sul fraseggio. Devo dire che però, come dicevamo, mi hanno stimolato sempre molto i contrabbassiti più che i bassisti elettrici, in particolare Charlie Haden, in primis, ma anche Paul Chambers, Dave Holland e Gary Peacock (inconsciamente lo abbiamo anche citato nel titolo de disco!).
BMF: Parlaci della tua scelta di far uscire I am a peacock in pregiato vinile rosa!
PR: Fortunamente per il rotto della cuffia ho vissuto un’epoca in cui ancora i dischi come oggetto avevano un valore quasi sacrale. Per sentire un album dovevamo comprarlo e per questo non ne possedevamo migliaia come adesso. Paradossalmente ora abbiamo la discografia completa di tanti artisti senza però scendere in profondità. I dischi, proprio perché sudati, venivano consumati e ci sono fill o parti che ormai fanno parte del mio DNA. Per questo motivo era fondamentale che il mio primo lavoro avesse un supporto importante come il vinile, e il rosa, insieme al pavone, ci aiuta ad immergerci nel sapore psichedelico del disco. La copertina, che rispecchia secondo me perfettamente il concept del disco, è un disegno di Olga Ribichini.
PR: Fortunamente per il rotto della cuffia ho vissuto un’epoca in cui ancora i dischi come oggetto avevano un valore quasi sacrale. Per sentire un album dovevamo comprarlo e per questo non ne possedevamo migliaia come adesso. Paradossalmente ora abbiamo la discografia completa di tanti artisti senza però scendere in profondità. I dischi, proprio perché sudati, venivano consumati e ci sono fill o parti che ormai fanno parte del mio DNA. Per questo motivo era fondamentale che il mio primo lavoro avesse un supporto importante come il vinile, e il rosa, insieme al pavone, ci aiuta ad immergerci nel sapore psichedelico del disco. La copertina, che rispecchia secondo me perfettamente il concept del disco, è un disegno di Olga Ribichini.
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BMF: Sei uno dei bassisti più richiesti in Italia e non solo, sei collaboratore insostituibile di Paola Turci, la tua attività live è sempre stata intensissima. Come vedi la situazione post Coronavirus? Cosa pensi delle tante polemiche sul corporativismo dei musicisti? E che progetti hai per questa ripresa?
PR: Il coronavirus ha fatto uscire allo scoperto le personalità di tutti nel bene e nel male; sicuramente il periodo di clausura è stato un momento talmente unico che ci ha dato modo di riflettere. Ho cercato di capitalizzare il tempo scrivendo nuovo materiale e portando avanti i miei progetti didattici, è uscito il mio terzo volume della serie Bass Therapy e un altro progetto che presto vedrà la luce; l’attività live è, per forza di cose, diminuita, ma sono ottimista e credo che una ripartenza sarà d’obbligo; si dovrà necessariamente trovare una soluzione per i concerti, non possiamo aspettare il vaccino che chissà quando arriverà. Per quanto rigurda il corporativismo dei musicisti lo vedo positivamente anche se al momento sto osservando e analizzando e mi riservo di esprimere un parere quando l’emergenza sarà rientrata, solo lì si potrà capire se potrà esserci uno sviluppo della cosa. Appena ricomincerò a suonare con continuità inizierò a portare live I am a peacock inserendo anche nuovo materiale.
PR: Il coronavirus ha fatto uscire allo scoperto le personalità di tutti nel bene e nel male; sicuramente il periodo di clausura è stato un momento talmente unico che ci ha dato modo di riflettere. Ho cercato di capitalizzare il tempo scrivendo nuovo materiale e portando avanti i miei progetti didattici, è uscito il mio terzo volume della serie Bass Therapy e un altro progetto che presto vedrà la luce; l’attività live è, per forza di cose, diminuita, ma sono ottimista e credo che una ripartenza sarà d’obbligo; si dovrà necessariamente trovare una soluzione per i concerti, non possiamo aspettare il vaccino che chissà quando arriverà. Per quanto rigurda il corporativismo dei musicisti lo vedo positivamente anche se al momento sto osservando e analizzando e mi riservo di esprimere un parere quando l’emergenza sarà rientrata, solo lì si potrà capire se potrà esserci uno sviluppo della cosa. Appena ricomincerò a suonare con continuità inizierò a portare live I am a peacock inserendo anche nuovo materiale.
Luca De Pasquale-Manuela Avino 2020